A vent’anni di distanza dal suo esordio, Italo Zuffi porta avanti con rigore e coerenza una personale pratica artistica, dove la grande preparazione tecnica diviene strumento e non fine di un discorso sul contemporaneo come territorio di ricerca e oggetto di osservazione, senza gerarchie di valore prestabilite. Nei suoi lavori riesce abilmente a coniugare la banalità della cronaca quotidiana, conferendole una grandezza tragica e disturbante, con citazioni colte e tecniche sofisticate, che generano un’energia che rende possibile l’incontro tra due solitudini, quella dell’artista e quella dello spettatore, a volte in contrapposizione. E allora la “Ragazza caduta nel vuoto” evoca “The falling man”, il misterioso performer con l’imbracatura di sicurezza dell’omonimo romanzo di Don DeLillo, che replica per le strade di New York la caduta dei corpi dalle Twin Towers, sebbene Zuffi concentri la sua attenzione su corpi che cadono ma guariscono dalla caduta, ora reale, forse metaforica, chissà. In altri lavori il corpo è rigido, o impegnato in un gioco popolare emerso da ricordi giovanili, come elemento di sfida privo di sentimentalismo nostalgico. Spesso traspare un accento, un’attenzione posta sul processo, sull’interazione, sull’accettazione della casualità all’interno di regole predefinite, sulla necessità di analizzare le cose, di trovare un modo diverso di guardarle. Questa iniziazione dello sguardo permette di cogliere la direzione multiforme degli esiti della sua opera, che chiede attenzione senza cedere mai, neanche per un momento, allo spettacolo.
Transparency now, performance in collaborazione con i Madcaps, MAMbo, Bologna, 2010 courtesy of Italo Zuffi
Tullio Tidu: Oggi in che posizione sei nella classifica di Flash Art? Sono rimasto molto colpito dal tuo fastidio per questo genere di operazioni, oggettivato nella tua performance con i Madcaps.*
Italo Zuffi: Tu hai visto questo video su Youtube, in cui c’è la conferenza che ho tenuto a Bologna (2010 ndr), aperta dai Madcaps, un gruppo musicale di Imola, la mia città d’origine. Ho collaborato con loro più volte a delle “messe in musica”, forse sarebbe meglio parlare di performance, io le ho pensate come eventi. In quella in particolare non si trattava della classifica di Flash Art, non so se facciano ancora classifiche. Ne fecero una qualche anno prima, dove erano riportati i nomi degli artisti, galleristi e curatori più interessanti del decennio, ma in realtà la redazione modificava un po’ questi risultati. Sono stato inserito forse in due o tre, in una ero 106°, ma era un momento in cui attraversavo una fase di declino; invece in quella precedente ero 27°. Nella performance i Madcaps leggevano i nomi di tutti gli artisti dal primo sino al ventisettesimo posto, poi si fermavano. Tutto sommato niente male, ventisettesimo posto. Invece nella conferenza del 2010 il cantante declamava i nomi di tutti gli artisti che, nel 2005, avevano partecipato a “Bologna contemporanea”, una collettiva che celebrava trent’anni di attività artistica in quella città. Io non ero stato incluso, nonostante avessi già fatto diverse mostre a Bologna. La performance si conclude su un’assenza, un nome che poteva esserci, ma che loro non riescono ad aggiungere perché di fatto non c’è.
Resting branch, 2003, terracotta smaltata, 45x13x7 cm,courtesy of Italo Zuffi
Partita a bocce con frutta,2007-2014, performance, museo MAXXI Roma,courtesy of Italo Zuffi
La replica,2007,marmo verde del Guatemala e travertino rosso, 110x48x25, courtesy of Italo Zuffi
TT: In questo periodo in quale direzione stai lavorando, Architettura, Tremolio o Competizione?
IZ: (ride ndr) In realtà queste cose le ho messe un po’ da parte. Anni fa decisi di realizzare il mio sito web, che non è quello che c’è ora, diciamo che quello che c’è ora non è nulla. E’ una cosa che deve essere ancora sistemata. Si trattò di un’occasione per parlare del mio lavoro, che ho sempre considerato come un insieme di risultati, di istinti e direzioni molto, molto diversi tra loro. La costruzione del sito web rese necessario ordinare in qualche modo questo insieme, e trovai tre macroinsiemi, tre gruppi omogenei, per quanto potesse essere possibile. Inizialmente ho lavorato molto ispirandomi all’architettura, alla spazialità. Il tremolio è visto come elemento di vitalità, tutto ciò che vibra, che riverbera, si muove. Nella competizione già allora mi interessavano quelle manifestazioni all’interno delle pratiche artistiche che, in qualche modo, sottolineano o mettono a fuoco una sorta di reazione, di critica, di disorientamento se vuoi, rispetto a quello che è un insieme di relazioni di cui sia l’artista che il lavoro hanno bisogno, per ottenere in qualche modo una minima visibilità. Questo era allora, oggi ce sono altre, non saprei.
Sta meglio la ragazza caduta nel vuoto, 2001 – 2016, lamiera, quotidiani incorniciati, AR/GE Kunst, Bolzano, courtesy of Italo Zuffi
TT: Senti, il lavoro su…
IZ: Stavo rispondendo? (sorride ndr)
TT: Si! Assolutamente (ridiamo ndr). Volevo domandarti come fosse nato il lavoro “Sta meglio la ragazza caduta nel vuoto”.
IZ: Una parte del mio lavoro osserva molto i comportamenti degli altri, guarda alla cronaca, ai micro eventi. Quello è un lavoro che fu ispirato dalla locandina di un quotidiano che esce a Imola, in cui si dava la notizia di questo, “Sta meglio la ragazza caduta nel vuoto”. Quel titolo positivo, che rimandava a una notizia più lunga sul quotidiano, mi bastò per immaginare una caduta, una vertigine. C’è una grande bellezza in questo lasciarsi cadere, precipitare, liberarsi. Ovviamente è meglio se il finale non è tragico, e in quel caso fu positivo, nel senso che quella ragazza cadde, si salvò e guarì. Iniziai una ricerca su questo genere di avvenimenti, e mi accorsi di una cosa molto strana: le cadute nel vuoto sono molto frequenti, e il finale di questi corpi che precipitano è quasi sempre drammatico. Negli anni ho raccolto notizie su ragazze e donne cadute nel vuoto che poi si sono salvate. In questo periodo le sto selezionando per una mostra che farò tra poche settimane. Con il titolo della prima locandina feci una scritta su una lastra di alluminio che tagliai con un getto d’acqua, esposta insieme a ritagli di giornale incorniciati.
L’ultimo ruggito, 2008-2011,performance,O’ Artoteca, Milano, courtesy of Italo Zuffi
TT: Nelle performance dove non sei in scena, come selezioni le persone? Dai indicazioni specifiche a chi partecipa, o hanno spazi autonomi di improvvisazione? Alcune sono molto particolari, ricordo quella con il cracker, “L’ultimo ruggito”, dove c’è una condivisione molto intima.
IZ: Provo a raccontarla brevemente. Quella era una performance per coppie. Intanto devo dire che la mia idea, il mio concetto di performance è legato ad un repertorio di azioni che mi sto costruendo, in modo che queste azioni poi si possano ripresentare, riproporre. Il modulo base, la struttura di questa azione, è costituita da almeno tre o quattro coppie, ma possono essere anche cinquanta o cento. Che cosa accade? Queste persone arrivano in uno spazio, si inginocchiano a coppie uno davanti all’altro, e ognuno di loro addenta un cracker, cercando di non spezzarlo. Io ho un cronometro. Ogni venti, trenta secondi dico una cosa, e loro all’unisono battono le mani dietro la schiena. Il battito delle mani trasmette una vibrazione a tutto il corpo che può spezzare, o non spezzare il cracker. Quando si spezza, la coppia si alza in piedi e incita gli altri gridando “Coraggio!”, con l’idea che dopo un po’ di tempo tutti si alzeranno, e questo incitamento cresce, perché è una somma di persone che si sono alzate da terra e possono dire “Coraggio!”, mentre gli altri stanno ancora in terra e cercano di mantenere la concentrazione sul tempo e sul cercare di non spezzare il cracker. Così come dicevi tu, c’è una parte di lavori che sono realizzati attraverso la collaborazione con altre persone, dove io semplicemente faccio una sorta di regia, di messa in opera del lavoro, come è successo a Donori dove ho realizzato un’azione non di grande difficoltà, con otto persone, una cosa molto semplice ma anche molto particolare. Sono poche le occasioni in cui ci sono io in prima persona, però su questo non ho una ragione specifica. Le persone con cui lavoro non hanno margini di improvvisazione, proprio non li hanno. Devono seguire regole molto esatte, vanno fatte molte prove, ci sono movimenti molto curati da eseguire. A volte ho notato che anche chi non ha una formazione da attore o da danzatore, è in grado di fare questi lavori che, tutto sommato, hanno una semplicità che appartiene a persone che siano disposte a farsi coinvolgere. Quando proviamo il lavoro insieme possono anche obiettare su qualcosa, e capita che io accolga in parte l’obiezione e ripensi il lavoro. Ma quando si stabilisce una forma, deve assolutamente essere mantenuta, su questo sono abbastanza rigido.
La tenda di Gheddafi, 2012,Logo sito web Italo Zuffi, courtesy of Italo Zuffi
Ritratto al buio di Gheddafi,2012,performance, Fondazione Pietro Rossini, Briosco (MB), courtesy of Italo Zuffi
TT: Il tendone che si trova nella pagina iniziale del tuo sito web è un tendone da circo? Cosa rappresenta?
IZ: L’immagine di questo sito che non è un sito (sorride ndr), non è una tenda da circo, ma fa parte di una performance che si chiama… la racconto?
TT: Puoi fare ciò che vuoi.
IZ: Questa performance si chiama “Ritratto al buio di Gheddafi”. Era un’azione con un’attrice che attendeva piccoli gruppi di persone in una stanza quasi al buio. Questa attrice accoglieva il pubblico dentro la stanza e subito mostrava loro quattro immagini a parete. Erano immagini realizzate in 3 D che simulano un neon. Sembrano foto scattate al neon. Una di queste era la tenda da campo di Gheddafi. Quel testo che l’attrice recitava a memoria, stando molto vicino alle persone, quasi trasognata, sussurrando, racconta un sogno, un sogno che ho fatto, dove io vedevo Gheddafi che veniva ucciso e ne prendevo il posto. Quindi lei racconta, con questa voce un po’ lenta, stentata, in maniera molto dettagliata, quel sogno. Le quattro immagini sono la Tenda da campo di Gheddafi, l’Amazzone, la Pistola d’oro e il Cappellino dei New York Yankees che indossava il suo assassino. Sono immagini iconiche, che tutti, senza sapere nulla, senza nessuna indicazione, potevano associare a Gheddafi.
Partita a bocce con ortaggi, 2008, performance, Rotonda della Besana, Milano, courtesy of Italo Zuffi
TT: Ogni tanto replichi le partite a bocce? E’ un lavoro bellissimo che mi ha colpito molto.
IZ: Il contesto di questo lavoro è un po’ la mia giovinezza in queste bocciofile della periferia di Imola dove, a volte, andavo a fare partite. Il gioco è semplice, un po’ è fatto per gli anziani.
TT: Da noi si gioca spesso in spiaggia, sulla sabbia, senza la pista.
IZ: Questa foto è stata scattata durante la seconda versione, la prima si chiamava “Partita a bocce con frutta”, che feci a Basilea nel 2007, all’interno di una serie di performance, di azioni. Io portai la frutta dalla campagna, la feci portare, e lì l’idea era di sfidare un giocatore più o meno professionista. Una cosa interessante in questo lavoro è che tante cose non le provo prima. Allora vidi come questi frutti scappavano da tutte le parti, si spaccavano, era molto difficile valutare cosa fosse “punto” rispetto alle regole del gioco. Lì persi la partita. La seconda performance la feci a Milano, alla Rotonda della Besana. Il concetto è lo stesso, due giocatori si affrontano, ciascuno di loro ha un gruppo di ortaggi che io avevo posato su una mini piattaforma, componendo un’immagine abbastanza strutturata ogni volta. I giocatori scelgono l’ortaggio, o il frutto nella prima performance, lo lanciano e chi si avvicina di più al pallino fa il punto… conoscete le regole del gioco? (sorride ndr)
TT: Si.
IZ: Quello che mi interessava di questo lavoro era che, man mano che si giocava, si formavano degli schizzi, dei disegni, e ogni volta che i giocatori si affrontavano si creavano queste composizioni.
TT: La distanza dal pallino la misuravano i giudici, o lo facevano i giocatori?
IZ: Si, a volte erano misurati. Davano l’idea di metodi di disegno, di tracciati, anche interessanti se vuoi. Poi si ripuliva e i giocatori ripartivano dall’estremità opposta della pista. C’era una qualità di disegno, di composizione molto veloce, al di là del gioco. Quando partecipo alle partite sono molto agguerrito e determinato a vincere, mi dispiace perdere. In questa foto è inquadrato un mio amico d’infanzia, il ragazzo a sinistra. Il suo avversario, che l’ha sconfitto in quella partita, è un giocatore professionista, o comunque una persona che gioca regolarmente, non uno che si può facilmente battere. In quel lavoro dovevo affrontare una serie di giocatori nell’arco di due o tre giorni. E’ stato doloroso perché ho sempre perso… è stato frustrante, ho pensato che il lavoro parlasse della soddisfazione… le persone erano tutte molto brave. Anche le persone che si presentavano così, con una certa modestia, erano molto brave. Ricordo una ragazzetta che arrivò accompagnata dalla madre, e non ne capivo il motivo. La madre la accompagnava alle partite perché la ragazzina era una campionessa siciliana e si trovava a Milano per una gara della sua categoria. Un elemento fondamentale ai fini della riuscita di questo lavoro, era che io sfidassi un bravo giocatore di bocce. Durante le sfide il melone ha iniziato a rompersi, a spaccarsi e, per risolvere questo aspetto del disastro, abbiamo usato dei pezzetti di nastro adesivo per rimetterlo insieme. Una cosa formalmente non molto bella, ma è successo.
TT: Com’è partecipare a una mostra collettiva?
IZ: Rispetto alle mostre io posso indicare due livelli. Il primo è il livello curatoriale, la visione che il curatore ha del tuo lavoro e il modo in cui viene rivisto all’interno di un disegno generale, in cui il lavoro scompare. Oppure prende una forza, una formulazione diversa, perché nella visione di un altro cambia, è gestito da un’altra persona e tu il lavoro lo perdi. In realtà non lo perdi, ma viene gestito da una testa diversa dalla tua, e cambia. Qui va differenziato il ruolo dei curatori, ho spesso collaborato con curatori molto bravi, che hanno fatto diventare il mio lavoro parte di una composizione più ampia. L’altro livello è costituito dalle tensioni fra colleghi, anche se mi è capitato in alcune mostre di trovare scambi e affinità con altri artisti, e questo se vuoi è un ulteriore livello. Non saprei esprimere una preferenza personale.
TT: Ci sono degli aspetti piacevoli?
IZ: Dipende dalla visione e dall’uso possibile del tuo lavoro, se accade che le persone che lavorano alla mostra si possano arricchire attraverso lo scambio va bene. E’ auspicabile che accada, ma questo avviene raramente. Le ricerche che facciamo sono talmente distanti, le persone nella realtà sono altrettanto distanti tra loro, che per me sembra molto difficile che si incontrino. Si può convivere, si può creare una sorta di regola quando si sta insieme in una galleria o in un museo per un certo tempo, si può cercare di trovare un accordo sugli spazi, su ciò che vogliamo fare, ma è solamente una tregua molto fragile, in realtà è tutto molto più complicato di così. La situazione ideale che ho vissuto durante una collettiva è una cosa stranissima, che però mi ha insegnato qualcosa. Ricordo di aver pensato che, come in tutte le altre mostre alle quali avevo partecipato, avrei installato il mio lavoro cercando di dialogare con lo spazio. Invece il curatore chiese a tutti gli artisti di andarsene, perché non voleva che nello spazio ci fosse nessuno, e lui avrebbe sistemato il lavoro come se tu non fossi stato presente, come se l’avessi spedito. Questa libertà al momento mi ha lasciato scontento, ma si è rivelata straordinaria, perché ho potuto fare un giro per la città e rilassarmi, invece di dover gestire le dinamiche tra artisti su dove installare la propria opera, vicino alla finestra, oppure in un punto dello spazio che non la valorizza, tutte quelle cose che complicano la convivenza durante le collettive.
TT: Com’è insegnare all’Accademia?
IZ: Mi spiace dirlo, ma penso che gli artisti che insegnano all’Accademia siano pochissimi, rispetto a quelli che ci vorrebbero. Credo che ci sia un atteggiamento, qualcosa che ostacoli l’ingresso degli artisti nelle accademie. Io insegno da pochissimo, due anni; ho presentato domanda per molti anni senza riuscire mai ad entrare. Sono rimasto molto sorpreso quando è arrivato un telegramma da L’Aquila. Mi ha fatto piacere, non conoscevo nessuno dell’ambiente che avrebbe potuto facilitare questo inserimento. La mia è una situazione particolare, una supplenza sulla cattedra di scultura che verrà revocata se qualche insegnante di ruolo chiederà l’assegnazione a L’Aquila; nel frattempo la cattedra può essere lasciata ad un supplente. Per tanti anni ho desiderato che facesse parte della mia pratica, sentivo che l’insegnamento avrebbe facilitato una forma di scambio fra le persone.
TT: Gli artisti per lo più provengono da esperienze di workshop. Come hai inserito la tua pratica nelle lezioni?
IZ: In passato mi sono un po’ allenato attraverso brevi esperienze all’estero, una cosa completamente diversa. Avevo inventato dei laboratori di performance, una forma di lavoro completamente mia; poi ho scoperto che è stata fatta propria anche da altri. Io me la sono costruita pezzo dopo pezzo, anno dopo anno: per cinque o sei anni, ho fatto laboratori della durata di una settimana a L’Aja in Olanda. E’ nato tutto in maniera molto semplice, ero lì, ho conosciuto un docente a cui ho fatto la proposta per fare questo genere di laboratorio. Il primo è andato bene e sono già arrivato al sesto. Alla fine della settimana questa pratica entra a far parte del mio lavoro, a livello di ciò che viene generato in tempo reale durante l’esperienza. Trovo che sia diventato un modo per articolare un linguaggio, avere uno scambio con le persone e una visione chiara di ciò che si è in grado di fare.
TT: Qualche volta presenti il tuo lavoro ai tuoi studenti?
IZ: Trovo che sia poco opportuno. Qualche docente lo fa. Quello che faccio fa parte del programma che presento all’inizio dell’anno. Io ritengo che l’artista possa presentare il proprio lavoro, ma non ai suoi studenti. Forse con una serie di limiti, con immagini parziali del proprio percorso. Nella situazione di oggi, qui, con un pubblico, può andar bene, ma non mi convince l’idea di presentarlo agli studenti.
TT.: Gli studenti si informano sul lavoro del loro insegnante-artista, e sulla base di questo scelgono il suo corso, oppure siete semplici insegnanti interscambiabili?
IZ: Con gli studenti ci potrebbe essere uno scambio specifico sul proprio lavoro, ma penso che questo metodo non possa essere adottato nella scelta di un corso accademico. Non devi essere attratto da un insegnante perché ti piace il suo lavoro. Devi scegliere il corso perché senti che insieme stiamo attivando un’energia, un modo di analizzare le cose, un modo di spingere e spostare le cose, di guardarle. Mostrare il mio lavoro che, anche in maniera ambigua, potrebbe diventare un modello, per me è fuorviante. Poi c’è un modo di dire le cose, di presentarle, che può aiutare a capire la mia pratica, però non lo metterei davanti agli studenti.
TT: Nelle residenze come riesci a portare la tua pratica artistica?
IZ: In aprile sono stato invitato in una scuola di mosaico a Spilimbergo, vicino a Udine. Ci sono tre scuole di questo genere in Italia, e questa è la più importante. E’ una scuola professionale pubblica di altissimo livello, i corsi durano tre anni. Conoscevo una restauratrice che mi ha invitato, ho lavorato una settimana con un gruppo di studenti per sei, sette ore al giorno. Ho portato una serie di materiali e, a un certo punto, ho programmato le mie lezioni per gli studenti. Un esercizio ulteriore è stato questo: non bisogna pensare che solo chi arriva a far lezione e magari ha più esperienza, sia in grado di parlare e presentarsi. Anche chi è lì per apprendere è in grado di presentarsi e di intervenire durante la lezione. Alcune delle presentazioni dei partecipanti erano straordinarie: c’era chi faceva volontariato nelle sagre di paese, chi partecipava a campi estivi per i bambini. I partecipanti devono conoscersi, altrimenti lo scambio è solo dall’alto verso il basso. Vorrei farvi una domanda: sabato scorso al Festival di Donori abbiamo fatto un incontro pubblico all’aperto, con tutti gli artisti seduti in circolo e il pubblico che interveniva, faceva domande. Di nuovo, e dico di nuovo perché è capitato anche in altre situazioni, ad esempio al museo Man di Nuoro, durante il laboratorio con gli allievi del Master in Diritto ed Economia dell’Arte e della Cultura dell’Università di Sassari. Anche a Donori ho avvertito una sorta di resistenza, di fatica verso il contemporaneo, nei loro interventi diverse persone hanno manifestato questo sentimento. Voi avvertite questa resistenza?
TT: Solo da parte degli addetti ai lavori, meno dalle persone, le resistenze da parte della popolazione sono spesso frutto della chiusura degli artisti locali. L’intervento di Flavio Favelli sulla facciata posteriore del Mercato Civico di Iglesias è stato molto particolare, la popolazione alla fine è rimasta contenta, anche se ci sono state diverse critiche. A Nuoro capita che non ti indichino neanche la strada per il Man, e magari abitano lì; c’è una certa ostilità. Ma quando c’è stato il rischio di una chiusura i cittadini si sono ribellati, anche quelli che non ci avevano mai messo piede, ma erano e sono contenti che il Man ci sia.
Margherita Morgantin: Io penso che anche l’ostilità sia un buon segno, in un certo senso è un modo in cui gli altri ti riconoscono. Un processo di riconoscimento è doloroso, spesso rabbioso, è giusto che sia così.
TT: Forse la nostra attività didattica, sia nel Liceo Artistico di Quartu S.E. dove operiamo quotidianamente e introduciamo l’arte contemporanea fin dalle prime classi, che in questa Scuola Civica, potrebbe aiutare le persone che hanno poca dimestichezza con il linguaggio specifico ad avvicinarsi al contemporaneo.
MM: Come dicevo prima, sento il bisogno di questo genere di mediazione.
(vedi l’intervista a Margherita Morgantin pubblicata il 22 settembre 2016 ndr)
Le domande delle “Interviste Possibili” sono basate sulla proiezione casuale di alcune opere degli intervistati, senza che l’artista (e spesso neanche l’intervistatore) sappia in anticipo ciò che verrà mostrato. In questo modo diviene possibile parlare con estrema libertà dell’opera, del rapporto che si crea a distanza di tempo, delle sensazioni, svincolandosi per un momento da cronologia e rituali delle presentazioni preparate in anticipo, lasciandosi guidare dal flusso del dialogo.
*L’intervista è stata realizzata durante un incontro pubblico presso la Scuola Civica di Arte Contemporanea di Iglesias il 02 Settembre 2016. All’incontro era presente Margherita Morgantin.
Italo Zuffi (Cremona, 1969) vive e lavora a Milano. E’ docente di Tecniche per la scultura all’Accademia di Belle Arti L’Aquila.
Principali mostre personali
2016
Postura, posa, differita”,ar/ge kunst,Bolzano
2015
Potersi dire, Museo MAN,Nuoro
Il Novecento in dieci opere,smART-Polo per l’arte, Roma
2013
Gli ignari (The Unawares). Private house, Milano (I)
2012
La penultima assenza del corpo. Fondazione Pietro Rossini, Briosco (I)
2010
Zuffi, Italo. Pinksummer contemporary art, Genova (I)
2009
La seconda origine, curated by Riccardo Caldura. Galleria Contemporaneo, Mestre (I)
2008
Erased Palladio. Monotono, Vicenza (I)
2007
On The Rocks (with Flavio Favelli) curated by Antonio Grulli. Galleria Nicola Ricci,
Pietrasanta (I)
Taking No Sides By Side. Newman Popiashvili Gallery, New York
2006
La nostra evoluzione è qualche cosa di diverso. Francesco Pantaleone Arte
Contemporanea, Palermo (I)
Uomo, luce. Fondazione Ado Furlan, Pordenone (I)
Fede rustica, curated by Davide Ferri. Museo Arredo Contemporaneo, Godo di Russi (I)
2005
Macchine per vedere (with Davide Rivalta) curated by Pier Luigi Tazzi. Fondazione
Lanfranco Baldi, Pelago (I)
Shaking girl. CRAC Alsace (project room), Altkirch (F)
Progetto Per Un Esempio Crudele, curated by Lorenzo Benedetti. Volume!, Roma
2004
Tout l’amour de Meisenthal. Le 36, Strasbourg (F)
2003
Elegante e straniero. Galleria Continua, San Gimignano (I)
Shaking doors. Gallery Suite 106, New York
2002
The mystery boy. Institute of Art & Design, School of Art, Birmingham (GB)
2001
My wallpaper is cracking (with Guillaume Leblon) curated by Luca Cerizza. Sparwasser
HQ, Berlin
Relazione 1. Galerie Buchmann, Köln (D)
Il caso seguente. Studio Massimo De Carlo, Milano
2000
A causa della distanza. Viafarini, Milano
Panoramica, curated by Roberto Daolio. Centro Culturale Paggeria 1, Sassuolo (I)
1999
Profilati, curated by Roberto Daolio. Chiostri di San Domenico, Imola (I)
È tutto vero. Galleria Continua, San Gimignano (I)
Not wild enough. Perry’s Motors, London
Durata. Galleria Estro, Padova (I)
1998
Adesso mi sento a casa. Spazio d’Arte Contemporanea Care Of, Cusano Milanino (I)
L’ultimo ostacolo mentale. Galleria Neon, Bologna (I)
1996
No entry for dogs… and Italians! (with Davide Bertocchi). Moira, Utrecht (NL)
La coppia felice insorge. Zone c/o Graffio, Bologna (I)
Principali mostre collettive
2017
Solo figli,Padiglione dell’Esprit Noveau di Le Corbusier, Bologna
2016
Ipercorpo 2016 – Cosa rimane,Ex Centrale Avicola,Forlì
Ricettivo Noveau,Garage Carcani,Roma
Quadriennale d’arte,Altri tempi altri miti,Roma
There is no place like home,Approdo fluviale,Roma
IV edizione di Contemporary_Festival di musica e arte d’avanguardia,Donori
2015 Pinksie the Whale – Mappamondo,Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia,Milano
2014
Esercizi di Rivoluzione, un progetto di Maxxi e Nomas Foundation, Maxxi, Roma
Le leggi dell’ospitalità, Galleria P420, Bologna
Per4m, Artissima, Torino
I baffi del bambino, Lucie Fontaine,MilanoLa Pelle Symphony of Destruction,MAXX – Project Space, Sierre (CH)
Le statue calde, curated by Simone Menegoi. Museo Marino Marini, Firenze (I)
2013
Drive my car. OPENING Via Pola, Milan (I)
Italia Tropici, a 2-day performance & contemporary theatre festival at Angelo Mai
Altrove Occupato, Rome (I)
Il fascino discreto dell’oggetto. Figura 2: Natura Morta, curated by Ilaria Gianni and
Cecilia Canziani. GNAM, Rome (I)
Almanac. Newman Popiashvili gallery, New York
2012
Fuoriclasse, curated by Luca Cerizza. Villa Reale, Milan (I)
Mexico City Blues, curated by Chris Sharp. Shanaynay, Paris (F), and New York Gallery,
New York
Future, Landscape. A changing exhibition, curated by Riccardo Caldura. Forte Marghera,
Mestre (I)
Evolution de l’Art, curated by Kunstverein Milano and Valerio del Baglivo. Kunstverein,
Milan
2011
Beyond the Fragile Geometry of Sculpture, curated by Lorenzo Benedetti. De Vleeshal,
Middelburg (NL)
The Müleskinders: A Prototype Publication, curated by Neil Chapman and David Stent in
the framework of Diagrammatic form. Banner Repeater, London
Posso errare, ma non di core: passato prossimo e futuro anteriore dell’Italia, curated by
Andrea Bruciati. Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone (I)
2010
When We Build Let Us Think That We Build Forever, curated by Matt Williams. Institute
of Art and Design at Margaret Street, Birmingham (GB)
Casabianca. Zola Predosa (I)
Ripresa, curated by Pier Luigi Tazzi. Fondazione Lanfranco Baldi, Pelago (I)
Space is the Place, curated by Artemis Potamianou. Lo & Behold, Athens
Piazze di Roma, curated by Achille Bonito Oliva and Cecilia Casorati. Museum of
Contemporary Art, Shangai
Is This All There Is? curated by Joanna Greenhill. Lethaby Gallery at Central St Martins
College, London
2009
Civica 19892009
Celebration Institution Critique, curated by Andrea Viliani. Fondazione
Galleria Civica and various venues, Trento (I)
Transfer, curated by Antonio Geusa and Evgenja Kikodze. MARS – Contemporary Art
Center, Moscow (RU)
Qui è altrove, curated by Francesco Poli and Francesca Referza. Palazzo De Sanctis,
Castelbasso (I)
4
Curatology. DOCVA, Milano (I)
Rites de Passage, curated by Pier Luigi Tazzi. SCHUNCK-Glaspaleis, Heerlen (NL)
C4 BUNKER, curated by Luca Massimo Barbero. C4 – Centro Cultura Contemporanea,
Caldogno (I)
La pelle (Il Sacrificio), curated by Antonio Grulli. Codalunga, Vittorio Veneto (I)
La notte, curated by Lorenzo Benedetti. La Kunsthalle, Mulhouse (F)
La pelle, curated by Antonio Grulli. Codalunga, Vittorio Veneto (I)
…a lady’s shoe lost in the grass (part 2), curated by Antonio Grulli. Tensta Konsthall,
Stockholm (S)
2008
…a lady’s shoe lost in the grass, curated by Antonio Grulli. Italian Cultural Institute ‘C.M
Lerici’, Stockholm (S)
Nient’altro che scultura / Nothing but sculpture XIII Biennale Internazionale, curated by
Francesco Poli. Centro Arti Plastiche Internazionali e Contemporanee, Carrara (I)
Soft Cell. Dinamiche nello spazio in Italia, curated by Andrea Bruciati. Galleria Comunale
d’Arte Contemporanea, Monfalcone (I)
Peripheral gaze and collective body, curated by Corinne Diserens. Museion, Bolzano (I)
KAAP, curated by Mark Kremer. Fort Ruigenhoek, Groenekan (NL)
leftovers, curated by Jennifer Chert and Luca Cerizza. Micamoca Berlin (D)
Sporgersi prego. Galerie Lange & Pult, Zürich (CH)
2007
NEW ENTRY, curated by Chiara Agnello. C/O Careof, Milano
Micronarratives – 48th October Salon, curated by Lóránd Hegyi. Kulturni Centra
Beograda, Belgrade (SERBIA)
Storytellers, curated by Pietro Gaglianò. Acciaiolo Castle and Park, Scandicci (I)
Laws of relativity / La legge è relativa per tutti, curated by Anna Colin and Elena
Sorokina. Palazzo Re Rebaudengo, Guarene d’Alba (I)
curarequito, curated by Cecilia Canziani and Vincent Honoré. Museo de la Ciudad, Quito
(Equador)
2006
videoREPORT ITALIA: 04_05, curated by Andrea Bruciati. Galleria Comunale d’Arte
Contemporanea, Monfalcone (I)
L’immagine del vuoto. Una linea di ricerca nell’arte in Italia 19582006,
curated by Bettina Della Casa and Marco Franciolli. Museo Cantonale d’Arte, Lugano
(CH)
Every Day… another artist/work/show, curated by Hemma Schmutz. Salzburger
Kunstverein, Salzburg (A)
Natura e metamorfosi, curated by Marisa Vescovo. Urban Planning Exhibition Center,
Shangai, and Creative Art Center – Millenium Art Museum, Beijing (PRC)
Fucina 3 – Della Natura (Umana) Molteplice, curated by Antonio Grulli. Michelangelo
Quarries, Carrara (I)
Giardino. Luoghi della piccola realtà, curated by Lóránd Hegyi. PAN Palazzo Roccella,
Napoli (I)
Il vento dal Settecento all’arte contemporanea, curated by Fondazione Torino Musei.
Castello di Castagneto Po (I)
Bologna: video in vitro, curated by Andrea Bruciati. Meduza Galerija, Koper (SLO)
Black & white, curated by Artemis Potamianou. Hellenic American Union, Athens (GR)
5
2005
“Conquering new spaces” – Muslim Mulliqi Prize 2005, curated by Mehmet Behluli.
Galeria e Arteve e Kosovës, Prishtina (UNMIK Kosova)
Loop – arte e microeconomia, curated by Lorenzo Benedetti and Francesco Stocchi.
Angelo Mai, Rome (I)
No bolts this wall, curated by Seulgi Lee. de/di/bY office, Paris (F)
Italian Camera, curated by Raffaele Gavarro. Isola di San Servolo, Venezia (I)
Roma Poesia 2005, curated by Ilaria Gianni and Francesco Ventrella. Fondazione
Baruchello, Rome (I)
La scultura Italiana del XX secolo, curated by Marco Meneguzzo. Fondazione Arnaldo
Pomodoro, Milano (I)
Artchitecture of change, curated by Marco Scotini. Isola Art Centre, Milano (I)
Domicile : privé/public, curated by Lóránd Hegyi. Musée d’Art Moderne de
Saint-Etienne Métropole (F)
Man mano. Galleria Continua, Beijing (PRC)
Ad’a, area d’azione, curated by Roberto Daolio. Rocca Sforzesca, Imola (I)
Senza confine. Galleria Continua, San Gimignano (I)
2004
From Nowhere To Somewhere Without Return: The Knowledge, curated by Irene Amore.
Coleman Project Space, London
Spread in Prato 2004, curated by Pier Luigi Tazzi. Various venues, Prato (I)
Ipermercati dell’arte. Il consumo contestato, curated by Omar Calabrese. Palazzo delle
Papesse, Siena (I)
De humana proportione. Galleria Continua, San Gimignano (I)
Settlements, curated by Lóránd Hegyi. Musée d’Art Moderne de Saint-Etienne (F)
From nowhere to somewhere without return: dei luoghi assenti e presenti con biglietto di
sola andata, curated by Irene Amore. Change + Partner Contemporary Art, Rome (I)
Opera video. Galleria Continua, San Gimignano (I)
Il silenzio sul mare, curated by Lorenzo Bruni. Saletta Comunale d’Arte Contemporanea,
Castel San Pietro Terme (I)
on air: video in onda dall’Italia, curated by Andrea Bruciati and Antonella Crippa,
Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone (I)
Polvere, curated by Elio Grazioli. Ex Stabilimento GEA, Milano (I)
2003
Assenze/Presenze, curated by Emanuel Lambion. Le Botanique, Bruxelles (B)
Himmelschwer. Transformationen der Schwerkraft, curated by Alois Kölbl, Eleonora
Louis and Johannes Rauchenberger. Landesmuseum Joanneum, Graz, and Kunsthalle
Brandts Klaedefabrick, Odense (DK)
La ciudad radiante, curated by Achille Bonito Oliva. Centre Cultural Bancaixa, Valencia
(E)
Il Palazzo delle Libertà, curated by Lorenzo Fusi and Marco Pierini. Palazzo delle
Papesse, Siena (I)
2002
At least begin to make an end. Strip, Revert and Dewind, curated by Ann Demeester.
W139, Amsterdam (NL)
Assab One – La generazione emergente dell’arte in Italia, curated by Roberto Pinto and
6
Laura Garbarino. Ex Stabilimento GEA, Milano (I)
discourski!, curated by Marek Wasilewski and Giles Perry. Galeria Arsenal, Bialystok
(PL)
Secondo Premio Carmen Silvestroni, curated by Rosalba Pajano. Palazzo Albertini, Forlì
(I)
Tensio, curated by Andrea Bruciati. Galleria Comunale d’Arte Contemporanea,
Monfalcone (I)
2001
Predator. KX.Kampnagel, Hamburg (D)
Necessità di relazione / Necessity of relationship, curated by Fabio Cavallucci. Galleria
Civica d’Arte Contemporanea, Trento (I)
Sincretismi, curated by Bartolomeo Pietromarchi and Teresa Macrì. Fondazione
Adriano Olivetti, Rome (I)
P.S.1 Italian Studio Program 2000/2002. Palazzo delle Esposizioni, Rome (I)
Boom!, curated by Sergio Risaliti. Manifattura Tabacchi, Firenze (I)
Terraferma, curated by Riccardo Caldura. Centro Culturale Candiani, Mestre (I)
Post Production, curated by Nicolas Bourriaud. Galleria Continua, San Gimignano (I)
Strategies against Architecture II, curated by Luca Cerizza. Laboratorio per l’Arte
Contemporanea – Stabilimento Teseco, Pisa (I)
Nuove acquisizioni. Museum of Palazzo Forti, Verona (I)
Invasione italiana, curated by Salvatore Lacagnina. Galleria Civica d’Arte
Contemporanea, Montevergini di Siracusa (I)
La GAM costruisce il suo futuro. Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino
8 artisti, 8 critici, 8 stanze, curated by Dede Auregli. Galleria d’Arte Moderna – Villa delle
Rose, Bologna (I)
A sense of wellbeing. Loss, history and desires, curated by Marco Scotini. Palace of the
Imperial Termal Baths, Karlovy Vary (CZ)
2000
La jeune scene artistique italienne dans la collection de la Fondation Sandretto Re
Rebaudengo. Domaine de Kerguéhennec, Centre d’Art Contemporain, Bignan (F)
Finale di partita / Endgame / Fin de partie, curated by Pier Luigi Tazzi. Istituto
Francese, Firenze (I)
Rutger Hauer. Perry’s Motors, London
On the bubble, curated by Luca Cerizza. Galerie Analix Forever, Genève (CH)
m²: insensatezza, curated by Luca Cerizza. Laboratorio per l’Arte Contemporanea –
Stabilimento Teseco, Pisa (I)
Inediti. e/static, Torino (I)
Nuovi artisti dall’Emilia Romagna, curated by Italo Furlan. Fondazione Ado Furlan,
Pordenone (I)
courtesy_neon. C/o ex-magazzino stampati DLF, Bologna (I)
1999
Zone. Espèces d’Espace, curated by Francesco Bonami. Palazzo Sandretto Re
Rebaudengo, Guarene d’Alba (I)
On the bubble, curated by Luca Cerizza. Galerie T19, Vienna, and Studio Massimo De
Carlo, Milano (I)
Anarchitecture, curated by Lorenzo Benedetti, Anja Dorn, Makiko Harada, Rob Tufnell,
Suzanne van de Ven. De Appel, Amsterdam (NL)
7
Utz, curated by Michele Dantini. Palazzo delle Papesse, Siena (I)
Fuori Uso ’99. Ars Medica 31 artisti e una clinica, curated by Ludovico Pratesi and Paola
Magni. Ex Clinica Baiocchi, Pescara (I)
Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa del Mediterraneo. Ex Mattatoio, Rome (I)
Premio d’Arte MercedesBenz.Centro d’Arte La Loggia, Montefiridolfi (I)
1998
A questo punto, curated by Riccardo Caldura and Chiara Bertola. Galleria Bevilacqua La
Masa, Venezia (I)
Arti Visive 2. Palazzo Ducale, Genova (I)
Da Bologna, curated by Roberto Daolio and Maria Rita Bentini. La Chaufferie,
Strasbourg (F)
Il Punto 3° edizione: “L’opera, il discorso”, curated by Elio Grazioli. Galleria Continua, San
Gimignano (I)
San Zenone, curated by Associazione Viafarini. Galleria Civica, Campione d’Italia (I)
1997
Officina Italia. Rete EmiliaRomagna, curated by Renato Barilli. Ex Fabbrica Arrigoni,
Cesena (I)
Degree Show. Central Saint Martins College of Art & Design, London
Aperto Italia ’97 (selected by Guido Molinari). Palazzo Lucarini, Trevi (I)
LAB 12.2 T.I.N.A. (there is no alternative), curated by Roberto Daolio. Viafarini, Milano
(I)
Chi o che cosa secondo i casi. Galleria Neon, Bologna (I)
PERFORMANCES, ACTIONS
2013
Masse trasportabili. City of Firenze and Museo Marino Marini, Firenze (I)
Pawel und Pavel: Uscita n. 1 (work made in collaboration with Margherita Morgantin).
Angelo Mai Altrove Occupato, Rome (I)
2012
Portrait of Gheddafi in the dark. Fondazione Pietro Rossini, Briosco (I)
Flavio separated. Fondazione Pietro Rossini, Briosco (I)
Toothpick geometries. Performed at Kunsthuis SYB booth on the occasion of Kunstvlaai
2012, Festival of Independents. Amsterdam (NL)
Masse trasportabili. Performed on the occasion of IPERCORPO 2012. Ex-Deposito ATR
Savonarola, Forlì (I)
Escalation. Performed within the framework of Evolution de l’Art. Curated
by Kunstverein Milano and Valerio del Baglivo. Kunstverein, Milano (I)
2011
L’ultimo ruggito / The last roar. Performed within the framework of Matter of action.
Curated by Giorgio Maffei, Sara Serighelli and Samuele Menin. O’Artoteca, Milan (I)
2010
8
Zuffi per Bonami. Pinksummer Contemporary Art, Genoa (I)
Elenco (Bologna Contemporanea – Transparency now), performed on the occasion of a
public talk at MAMbo, Bologna (I)
Roberta Giacometti racconta i bar di Imola / Roberta Giacometti tells about the bars of
Imola, performed on the occasion of Festa Mobile curated by Davide Ferri and Antonio
Grulli. Bar Miki e Max, Bologna (I)
Ho difeso il tuo onore (Artefiera 2010), performed at Francesco Pantaleone Arte
Contemporanea’s booth at Artefiera Art First, Bologna (I)
2009
Ipercampitura, performed on the occasion of Circolare, curated by Eva Marisaldi and
organised by Fondazione Galleria Civica di Trento. Pista degli autoscontri, Trento (I)
Schnaps f?r zwei. Galleria Contemporaneo, Mestre (I)
Masse trasportabili. Shargorod (UKR)
2008
L’ultimo ruggito / The last roar. Monotono, Vicenza (I)
Toothpick Geometries, performed on the occasion of Every story happens twice, first as
an event and then as representation of the event, curated by Francesco Pedraglio,
Caterina Riva and Pieternel Vermoortel. FormContent’s booth at Zoo Art Fair, London
Partita a bocce con verdura / Bowls Game with Vegetables, Gianmarco Gottarelli playing
Paolo Fricano, performed on the occasion of La sfida, curated by Giacinto di
Pietrantonio and Luca Cerizza. Rotonda della Besana, Milan (I)
Subire / To suffer, performed on the occasion of Performance day, curated by Emilio
Fantin. MAMbo, Bologna (I)
Partita a bocce con frutta / Bowls Game with Fruit, played against Gabriel Pellicanò.
Uovo Open Office, Basel (CH)
2006
Rassegna stampa. Museo dell’Arredo Contemporaneo, Godo di Russi (I)
Elenco (Flash Art 2006), performed in collaboration with Madcaps. Circolo
Repubblicano, Godo di Russi (I)
2005
Scorribanda. Fondazione Baruchello, Roma
2004
Espresso. Arte oggi in Italia (performed in collaboration with Madcaps on the occasion
of Space is the place_3). TPO, Bologna (I)
2003
L’aquila. Il salame (accompanied by Carlo Capirossi at the piano). Galleria Continua, San
Gimignano (I)
2001
Elenco (performed with Madcaps on the occasion of Tuneup, Clipon, Plugin).
Teatro Studio, Scandicci (I)
Marcus. Performed with Stefano Pisetta at the drums and Walter Civettini at the
trumpet on the occasion of Necessità di relazione. Convegno per parole ed opere /
Necessity of relationship. A conference for words and works. Centro Polifunzionale
9
dell’Opera Universitaria, Trento (I)
1998
La raccolta degli asparagi selvatici (performed with Paolo Zuffi at the drums on the
occasion of Il Punto 3° edizione). Galleria Continua, San Gimignano (I)
I fischiatori di San Gabriele. Galleria Neon, Bologna (I)
Una bomba su Gabicce! (performed with Paolo Zuffi at the drums on the occasion of
Laboratorio). Salara, Bologna (I)
1997
The Reminder, performed on the occasion of alive art an evening of performance.
Central Saint Martins College of Art & Design, London
1996
Rotazione. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma
VIDEO SCREENINGS
2009
Objets sceniques, curated by Marie De Brugerolle. Le Cinématographe, Nantes (F)
2008
Arte vs Porno. Pretesti erotici da Italia e Finlandia, curated by Elisa Del Prete and
Annamari Vänskä. Cinema Lumiere, Bologna (I)
2007
Videopolis. Cinema MPX, Padova (I)
Videoart Yearbook 2007. Chiostro di S. Cristina, Bologna (I)
Dopofestival, curated by Adrienne Drake and Antonio Pezzuto. Screened as part of the
43a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Pesaro (I)
Video.it 8: con acqua/senz’acqua, curated by Francesco Bernardelli, Mario Gorni,
Francesco Poli. Accademia Albertina di Belle Arti, Torino (I)
2006
Selected Works. Un concorso di videoarte italiana, curated by Elena Bortolazzi. Palazzo
Bonaguro, Bassano del Grappa (I)
2005
Beyond Media 2005, curated by Marco Brizzi. Ospedale degli Innocenti, Salone
Brunelleschiano, Firenze (I)
Urban flesh and blood. Cinema Barricada, Kaliningrad (RU)
Acsè, curated by Andrea Bruciati. GAM Villa delle Rose, Bologna (I)
Catodica, curated by Maria Campitelli. Various venues, Trieste (I)
2004
Wanderers, curated by Angela Serino. Screened as part of the Impakt Festival. Utrecht
(NL)