
Tullio Tidu: Prima che iniziasse la fase acuta dell’epidemia, hai fatto in tempo a visitare qualche mostra?
Giorgio Viganò: Sì, appena in tempo. Al grido “La rivoluzione siamo noi”, già celebre manifesto- esortazione di J. Beuys dell’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, Alberto Fiz, il curatore, ha chiamato a raccolta diciotto dei più significativi collezionisti italiani, per inaugurare il nuovo spazio espositivo del palazzo Ex Enel a Piacenza. Cito soltanto alcuni dei nomi dei prestatori : da Consolandi a Tullio Leggieri, da Gori a Sandretto Re Rebaudengo, da Ernesto Esposito a Giorgio Fasol, da Gemma De Angelis Testa ai Remotti. Esposte circa 150 opere, gran parte di artisti non italiani, che spaziano da Andy Warhol a Marina Abramovic, da Thomas Saraceno a Sisley Xhafa, passando per Nicola de Maria, Gerhard Richter, Ilya Kabakov e William Kentridge. Una lunga sequenza di “belle figurine”, ove però, nonostante l’esposizione sia suddivisa per tematiche, non appare ne’ un filo conduttore ne’ un tentativo – seppur timido – di illustrare in corso d’opera un progetto di storia dell’arte presente. Alcuni lavori sono comunque veramente significativi (ad esempio l’opera di M.Merz, un bellissimo Fontana, i lavori di Allan McCallun e Shirin Neshat (solo per citarne alcuni), ma è assente un discorso di continuità e una visione globale e di ampio respiro. Ancora una annotazione: la stragrande maggioranza dei collezionisti chiamati in causa ha superato i 70 anni (forse il curatore non ha voluto rischiare con protagonisti più giovani) e le ultime acquisizioni risalgono a oltre un decennio or sono, come se nell’ultimo periodo questi collezionisti abbiano smarrito il “tocco” della scoperta, ovvero i prezzi di molti giovani artisti sulla cresta dell’onda siano ormai inavvicinabili e tali da rendere ormai impossibile una loro acquisizione da parte di “normali” collezionisti privati (che cioè non hanno alle spalle grandi fondazioni o aziende con fatturati milionari). Considerazione finale: a parte alcuni casi in cui il testimone è già passato alla seconda generazione (o ai pochi modelli di istituzionalizzazione della collezione con fondazioni o forme giuridiche analoghe), ho notato che alcune opere importanti di note collezioni, sono state recentemente alienate da grandi istituzioni, per lo più straniere (penso ad esempio ai “Musicanti di Brema” di Cattelan, finito al Moma di New York). Difficilmente, in futuro, queste opere compiranno un percorso inverso per rientrare in Italia e dovremo andare all’estero anche per vedere i nostri artisti!
La rivoluzione siamo noi, Collezionismo italiano contemporaneo, XNL Piacenza 1 febbraio – 24 maggio 2020
