
Tullio Tidu: Le mostre in corso a Milano sono tutte di alto livello?
Giorgio Viganò: Non sempre. All’Hangar Bicocca, uno dei primi spazi a riaprire, è ancora in corso la personale di Trisha Baga che propone videoinstallazioni e sculture in ceramica. Confesso che ho visto la mostra due volte perché non riuscivo a comprenderne la ratio, e soprattutto non ho ancora compreso oggi dove stia la bravura (o la perizia) di Trisha Baga, alla luce anche delle recensioni piuttosto positive. Sarà forse una questione generazionale, ma trovo i video con immagini di Madonna, di uragani della Florida e di paesaggi montani delle Filippine piuttosto abusati, in un rimescolio di suoni e visioni come un deja vu e quasi un tormentone, distante come qualità dai lavori di Bruce Nauman, Candice Breitz o Tacita Dean.
Costoro hanno sempre qualcosa da comunicare nei loro video e lo trasmettono con una carica, una forza e una “grazia” totalmente assente nei lavori di Trisha Baga. Il lavoro fondamentale è l’installazione video “Mollusca & The Pelvic Floor”: qui abbiamo la fusione tra il mondo digitale e quello fisico, tra umano e virtuale, tra il corpo dell’artista e Mollusca (“avatar” di Alexa Echo Dot, l’intelligenza artificiale di Amazon) evocata da immagini tentacolari di molluschi marini e di polpi in costante metamorfosi…
La connessione tra umani e media è talmente stretta da rendere difficile separare generi, ruoli, visioni e persino corpi. L’intera mostra è una narrazione “sulla genesi e l’evoluzione di un nuovo genere umano/virtuale o virtuale/umano” (Cloe Piccoli su Repubblica). Ad una realtà contemporanea geneticamente modificata da strumenti di comunicazione, Trisha Baga affianca un elemento antico quale la ceramica: le sue sculture sottolineano l’aspetto, fisico e materiale, di un mondo virtuale. Computer, hard disk, oggetti elettronici sono modellati, piuttosto sommariamente, come reperti archeologici, espressione di una civiltà umana/virtuale che sta forse scomparendo. L’intenzione forse era lodevole; l’esito, non all’altezza. Visitata due volte a fine luglio.
Trisha Baga, the eye, the eye and the ear
Pirelli Hangar Bicocca, 20 Febbraio 2020 – 10 Gennaio 2021

Sono stato ad Assab One per la preview di una mostra di Loris Cecchini+De Lucchi+Pentagram e lo stesso Cecchini mi ha presentato De Lucchi il quale, dopo i convenevoli mi ha illustrato personalmente il suo lavoro, la genesi ecc… Uomo molto alla mano e simpatico (non se la tira per nulla – il personale dello staff – tutti giovani- lo chiama semplicemente Michele) si e’ incuriosito per i miei interessi artistici. Mi ha fatto più domande lui di quelle che ho potuto fargli io. Una decina di minuti in esclusiva di grande intensità. Bella esperienza!
Invece del vecchio muro di recinzione grigio e anonimo, uno squillante tripudio di colori ci accoglie ad Assab One, grazie all’intervento dì riqualificazione ad opera di Nathalie du Pasquier, designer di punta del gruppo Memphis, per la mostra in cui si confrontano Loris Cecchini, Michele De Lucchi e Pentagram. Il nuovo progetto accosta tre esperienze ai confini tra arte, architettura e design aggiungendo anche video, suoni e poesia. Si incontra subito la scultura di Cecchini: strutture molecolari disseminate nello spazio, forma organica e descrittiva, ascendente in sequenza tra tecnologia e scienza. A maglie più ampie di altre strutture analoghe installate da Cecchini al Fondaco dei Tedeschi in occasione della Biennale del 2017 o della personale a San Gimignano, la sua struttura costituita da moduli incatenati narra una natura sintetica, replicabile più e più volte.
Sullo sfondo della struttura metallica, si intravvede l’opera di Michele De Lucchi, un villaggio nomade costituito da una architettura di tappeti, coloratissimi, a motivi geometrici, fatti tessere in un villaggio in India, come mi spiega lo stesso De Lucchi, con un procedimento che ricorda da vicino quello usato da Alighiero Boetti per i suoi arazzi. Tappeti quasi volanti a definire questo precario abitare: unico sostegno qualche corda e canna di bambù: ” …è la metafora di una società che immagina il suo modello di futuro nella natura”.
A chiudere la mostra una iniziativa a più mani di Pentagram, uno degli studi grafici più grandi al mondo con sede a Londra: una sequenza di brevi video racconta ciascuno un oggetto e le azioni minime che traccia. Brevi testi su oggetti comuni: una scala, un uovo, un cucchiaio, lo scroscio dell’acqua della doccia come pioggia,…Tutto molto semplice, ma intriso di una nascosta bellezza in un mondo quasi sospeso.
1+1+1/2020 – Loris Cecchini + Michele De Lucchi con AMDL CIRCLE + Pentagram & Friends
Assab One, 23 settembre – 14 novembre 2020