Tullio Tidu: Sei finalmente riuscito a vedere la mostra di Chen Zen?
Giorgio Viganò: A metà marzo tutto era pronto per l’inaugurazione della mostra, poi venne il lockdown e si decise di rinviare l’esposizione in autunno. Ora la personale di Chen Zhen è stata aperta, anche se dopo pochi giorni è stato decretato un nuovo stop. L’approccio è quasi da esposizione etnica: tanta è la differenza di cultura e linguaggio rispetto ad un vissuto occidentale. Chen Zen era stato “scoperto”da quel genio anarchico di Harald Szeemann che lo aveva invitato, con altri artisti cinesi, alla Biennale di Venezia del 1999, dal titolo “Dappertutto”. C’è l’incontro di civiltà lontane, passate e presenti. Ci sono le tecnologie e i rifiuti domestici (lavatrici, computers, abiti, scarpe) simbolo del consumismo, e le tradizioni secolari ,sedie, sgabelli, antichi strumenti di calcolo come l’abaco, letti, tavoli, culle, accostati in istallazioni che privano questi oggetti della loro funzione originaria.
L’artista si misura spesso con lo sforzo di trovare una sintesi visiva che trascenda le singole specificità culturali e l’appartenenza, facendo confluire la propria formazione artistica con il vissuto quotidiano in contesti e luoghi differenti quali Shanghai, New York e Parigi. Si percepisce proprio un movimento fluido e costante tra pensiero orientale e quello occidentale, una condizione dell’esistenza che fa riferimento al fatto di immergersi nella vita. A mio parere alcune delle opere esposte (quelle di maggior dimensione), sembrano essere state prodotte successivamente alla morte dell’artista, ovviamente su suoi progetti, appunti e schizzi. La mia sensazione/affermazione è motivata sia dalla dimensione delle opere (concepite per amplissimi spazi – non funzionano in una galleria o in normali musei) ma soprattutto per una certa assenza di una levitas che era tipica dell’artista (sono grevi, mancano di armonia) e da una piccola dose di ironia presente nel suo tocco personale. Al contrario, alcuni particolari sembrano tipici di un “appunto”, di “un’ idea” da sviluppare in seguito.

Chen Zen, Short – circuits
Hangar Bicocca Milano, 13/10/2020 – 21/02/2021